• L’intervento di Caterina Viola al convegno di Ariccia del 25 novembre 2016

    La violenza sulle donne.

    Mi è toccato, devo dire con grande piacere, dare inizio agli interventi in materia di violenza sulle donne. Ma prima di entrare in argomento, saluto e ringrazio tutti i presenti.

    In particolare saluto e ringrazio il Sindaco di Ariccia, Roberto Di Felice, molto sensibile ai temi sociali e a quelli riguardanti la legalità, e i consiglieri comunali presenti.

    Rivolgo un grazie particolare e sentito a chi ha lavorato sodo per la realizzazione di questo appuntamento ad Ariccia, Carla Gozzi, assessore alle politiche sociali, con la quale si è instaurata una collaborazione significativa per il sociale ad Ariccia e nei castelli romani.
    Con Carla, che è molto attenta alle tematiche sui disagi e le emarginazioni sociali, per anni abbiamo lavorato insieme nel Centro di ascolto della Diocesi di Albano.

    Un ringraziamento speciale va agli studenti del Liceo Joyce.
    La partecipazione degli studenti in questo incontro è di fondamentale auspicio per il nostro futuro.
    I nostri giovani sono la spina dorsale del nostro paese e nei loro confronti occorre fare opera di sensibilizzazione, perché possano prepararsi al futuro e gettare le basi di una società più giusta.

    In questo mia introduzione non tratterò il tema della violenza sulla donna con riferimenti alla dottrina e alle materie criminologiche perché sarà cura dei professionisti, dei magistrati e delle personalità autorevoli presenti, in quanto essi affrontano ogni giorno, per motivi istituzionali o per motivazioni legate a studi e ricerche teoriche questa tematica, sarà loro cura parlare con competenza   del grave problema della violenza sulle donne.

    Mi preme sottolineare, però, le motivazioni che mi hanno spinto ad accettare di partecipare a questo evento, cui c’è una larga partecipazione e che sicuramente riscuoterà un grande interesse.

    L’augurio è che questo incontro possa essere il primo di altri incontri e che da esso possano nascere importanti iniziative, stimoli per sensibilizzare le coscienze e per interventi concreti che possano consentire di tenere ferma l’attenzione sul tema della violenza nei suoi aspetti più aberranti.

    Venendo ora alle motivazioni che mi hanno spinto a partecipare a questo incontro, devo dire che è sempre stato un mio obbiettivo, che viene coltivato, ormai da parecchi anni, lavorare durante il tempo libero, e con spirito volontaristico (come del resto fanno tante altre persone) a fianco della gente; lavorare, con le forze che si hanno disposizione, per dare un contributo (anche se piccolo) alla costruzione di una società il più possibile inclusiva che possa avere non solo delle fondamenta solide sotto l’aspetto della solidarietà sociale, ma che possa poggiarsi anche sul pilastro della legalità

    La legalità rappresenta veramente il pilastro portante di una società a misura umana e costituisce un elemento da rafforzare.

    I ragazzi qui presenti fanno parte di una delle scuole che recentemente ha partecipato ad un incontro proprio sul tema della legalità; incontro che si è tenuto, alla presenza di autorevoli magistrati, nel Tribunale di Velletri. Quindi, se fra i presenti ve n’è qualcuno che ha partecipato a quell’evento sa bene di cosa sto parlando.

    Nell’incontro di Velletri, cui ho partecipato anch’io con entusiasmo, si è fatta un’esperienza molto utile che ha dimostrato che bisogna parlare, discutere, confrontarsi su problemi che distruggono la corretta convivenza sociale; promuovere fra i giovani in particolare e, soprattutto nelle scuole, la maggior cura possibile nel rispetto delle norme e, quindi, del non offendere nessuno (neminem ledere) e dell’ honeste vivere nell’osservanza della legalità.

    Il femminicidio, lo stalking e la violenza sulle donne costituiscono purtroppo alcune delle gravi piaghe della nostra società, al punto che sono divenuti delle vere proprie emergenze.

    È importante che le Istituzioni e, in questo caso il plauso va al Comune di Ariccia, si assumano l’onere di fare squadra contro le violenze gratuite contro le donne, si attivino per favorire, soprattutto fra i giovani, la circolazione delle idee e si impegnino, con incontri pubblici come questo, per stimolare un dibattito e delle riflessioni su un problema di tale gravità.

    Ho parlato di circolazione delle idee perché il problema della violenza sulle donne, in tutte le sue forme (dallo stalking al più grave femminicidio) affonda le sue radici in carenze culturali.
    Infatti, il più delle volte le aggressioni contro le donne nascono dall’ignoranza e da pregiudizi culturali che non hanno alcun fondamento logico o razionale.
    Viene da chiedersi in tali casi se una società che crede ancora in pregiudizi culturali, quali quello, ad esempio, di una supposta inferiorità della donna, possa definirsi “civile” nel senso che si attribuisce normalmente a questo termine.
    Sotto questo aspetto bisogna evitare anche i ritardi da parte delle Istituzioni.

    Per esempio, lo stalking, se non ricordo male, ha assunto la configurazione di illecito penale solo di recente con il D.L. n. 11 del 23 febbraio 2009, con il quale sono state adottate misure urgenti riguardanti la pubblica incolumità e la lotta contro le violenze sessuali e contro gli atti persecutori.

    Occorre allora riflettere sulle forme di violenza contro le donne ricordandoci che questo tema non deve essere visto come una delle tante notizie che si apprendono, di tanto in tanto, dai telegiornali, o si leggono sulla carta stampata, oppure si apprendono dai social network che, al giorno d’oggi, diventano sempre più diffusi.
    Occorre, perciò rammentare sempre che non possiamo ascoltare queste notizie e poi, come è nostra abitudine, lasciarle nel dimenticatoio.

    Queste notizie sono, invece, indicatrici di un grave problema che investe tutti noi, che ci dovrebbe spingere, ciascuno nel proprio ruolo, a svolgere al meglio i nostri compiti, perché bisogna convincersi che ciascuno di noi ha una madre, una sorella, un’amica, una persona cara che potrebbe trovarsi, suo malgrado coinvolta in situazioni di violenza.
    Allora, dobbiamo sentirci in prima linea per contrastare efficacemente questo deplorevole fenomeno.

    Sul problema delle violenze alle donne bisogna parlarne non solo oggi, ma conservarne memoria e farne motivo di sensibilizzazione delle coscienze: e ciò vale per tutti, ma, in particolare per i più giovani che sono qui presenti.

    Oggi però è indispensabile chiedersi anche se il contesto sociale nel suo complesso, nei suoi comportamenti, nel suo modo di porsi, dunque, nelle sue strutture di base possa esserci di aiuto.

    A questo interrogativo meglio di me risponderanno i sociologi presenti all’incontro. È certo però che nella società di oggi si assiste, spesso, ad uno smarrimento dei valori di legalità, smarrimento che, seppure contrastato, non sembra volersi arrestare. Oltre all’oscuramento dei valori di legalità, altri valori del “vivere civile” come quello della concordia, della pace, della serenità e della famiglia appaiono messi in dubbio, discussi se non addirittura obliati.

    Ecco perché occorre guardare con entusiasmo ad incontri come quello organizzato oggi dal Comune di Ariccia perché possono (almeno possono) tornare utili al recupero dei valori della legalità.

    Bisogna crederci; bisogna credere che il confrontarsi, il dialogare siano il modo più giusto per promuovere una crescita culturale e di sviluppo in un territorio, mettendo quei fondamenti che sono essenziali per uno sviluppo equilibrato delle coscienze.

    Bisogna farlo anche attraverso un’opera di incisiva sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne che costituisce un problema di grande portata sul piano dei rapporti sociali.

    Bisogna lavorare su questa tematica soprattutto con i più giovani, con le ragazze e i ragazzi, che devono costituire, come più volte ho già detto in altri incontri sulla legalità cui ho avuto modo di partecipare, il momento prioritario delle nostre azioni.
    I giovani devono essere posti in una posizione privilegiata, devono essere considerati al centro dei nostri interventi e delle nostre preoccupazioni.

    Dobbiamo rivolgere la nostra attenzione alle problematiche che possono nascere da un uso inappropriato dei social network, perché eventi come quelli accaduti alcune settimane fa ad una giovane ragazza che si è suicidata per non avere retto alla vergogna di essere esposta al pubblico dileggio, per motivi attinenti la sua sfera intima, nella “rete”, non devono più accadere.

    Le occasioni e le influenze negative che possono condizionare il comportamento dei nostri giovani sono diventate, per il veloce e caotico sviluppo della nostra società, innumerevoli. Allora incontri come questo, ma anche altre situazioni con possibili eventuali altre modalità, ma tutte fondate sulla “capacità di comunicare”, devono servire a dare ai giovani un messaggio, ferma restando la loro libertà di accettarlo o meno.

    Non è possibile qui approfondire (lo faranno sicuramente gli altri relatori) gli effetti delle violenze contro le donne perché questi coinvolgono non solo la sfera emotivo-psicologica, ma anche quella sulla sicurezza e sullo sviluppo della società, oltre naturalmente al piano strettamente penale. Noi dobbiamo sforzarci di abbandonare i nostri egocentrismi e dobbiamo costruire dentro di noi la capacità di aiutarli.

    Allora, se faremo ciò, il nostro messaggio potrà essere quello di aiutarli a capire la differenza tra le cose lecite e quelle illecite, tra il cammino, a volte faticoso, verso una meta equilibrata e “sana” e il cammino spesso facile e privo di “fatiche” verso una meta fatta di squilibri, di anomalie e di violenze gratuite e disprezzabili come quella consumata, nelle sue varie forme, contro le donne.

    Il messaggio che va fornito ai giovani deve anche riguardare il corretto ruolo dei mezzi di comunicazione di massa. Infatti sono coinvolti anche gli aspetti riguardanti il mondo della comunicazione con particolare riguardo ad un certo mondo giornalistico che ama coltivare notizie scandalistiche e soprattutto ama presentare immagini delle donne che non corrispondono al mondo reale, ma che solleticano gli istinti più bassi e più inconfessabili da parte di una platea di lettori spesso frustrati ed incapaci di relazionarsi in modo responsabile e maturo con le donne stesse.

    La capacità di relazionarsi con le donne in modo responsabile e maturo: questo è un aspetto da valutare con attenzione, nell’ambito di una società, dal cui seno pervengono messaggi pieni di insidie e di pericoli che hanno però una grande forza attrattiva che possono far breccia oltre che sugli irresponsabili ed immaturi anche sui giovani, a causa della loro inesperienza.

    Soprattutto sui giovani bisogna intervenire per esorcizzare dalle coscienze lo spettro della violenza contro le donne; soprattutto sui giovani, perché non si può costruire il nostro avvenire se non saremo in grado di lottare con il massimo delle nostre energie contro l’illegalità, i falsi pregiudizi contro le donne, le sopraffazioni contro i più deboli, contro lo stalking, contro ogni forma di barbarie, contro le violenze che, in tutte le loro manifestazioni fino a quella gravissima del femminicidio, offendono o comportano la distruzione fisica delle donne.

    Vorrei, a questo punto concludere citando alcune frasi di una nota scrittrice, Ilaria Ciuti, che si è occupata più volte della violenza sulle donne e del femminicidio in particolare.

    La Ilaria Ciuti scrive: (….) “Corpi bruciati, bastonati, violentati, uccisi. Corpi da possedere, domare, eliminare se non si possono avere, se dietro questi corpi spunta una testa, una volontà, una libertà. È orrenda la lista delle donne uccise, è misera quella dell’impotenza di maschi che per esistere uccidono. Basta: lo si vorrebbe gridare, soprattutto fare. Ma fare, non si fa”(….).

    L’augurio è che a quel “Basta”, che si vorrebbe gridare, si aggiunga anche il “fare”, nel senso che si assumano sempre più nuove iniziative sul piano culturale e sul versante istituzionale per rimuovere il triste fenomeno della violenza contro le donne.

    Caterina Viola

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