• 6 marzo 2017 – Caterina Viola ha partecipato alla presentazione della 5° edizione del Campionato interno di Calciotto della Casa Circondariale Maschile di Rebibbia

    Sono stata invitata a partecipare a questo incontro dal dottor Luigi Giannelli. L’invito mi è giunto inaspettato e forse per questo ancora più gradito perché, ormai da anni, “Vento di legalità” , che io tento di rappresentare, si batte per una società più giusta in cui sia possibile eliminare gli ostacoli per la salvaguardia dei diritti e per il trionfo dei principi di giustizia e rispetto delle leggi.

    Queste parole, cari amici, non devono sembrare fuori luogo anche se sono pronunciate in un luogo di detenzione.

    Per due ragioni.

    Innanzitutto perché le carceri, tutte le carceri, a cominciare da Rebibbia, vanno interpretate come luoghi di reinserimento e non come strumenti di afflizione e di gratuito dolore.

    E’ giusto che, se si sono commessi degli errori, si paghi per le proprie colpe, ma ciò non deve significare abbrutimento, né disprezzo per i detenuti perché non bisogna mai dimenticare che gli istituti penitenziari vanno visti come luoghi di rieducazione e di reinserimento sociale.

    Le condizioni di vita dei detenuti vanno sempre salvaguardate, senza concedere privilegi, ma in modo che esse siano degne della persona in quanto “uomo”, essere unico ed irripetibile.

    Lo stesso Pontefice, in più di un’occasione ha invitato i fedeli a pregare per i detenuti ed ha auspicato che le carceri siano organizzate “per reinserire” e che esse non siano sovraffollate ma siano posti di rigenerazione e di ricostruzione della persona per facilitarne il nuovo approccio con la società, al termine della pena.

    Dopo anni di crisi, sembra che, a tale riguardo qualcosa si muova perché il XII Rapporto Antigone segnala che nel nostro sistema si è fortunatamente registrata, negli ultimi tre anni, una diminuzione della popolazione detenuta di oltre 15 mila unità e finalmente si è registrata la nomina di un garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà.

    Anche se vi sono questi segnali positivi, tutto ciò non basta ancora perché, anche se qualcosa si muove, tuttavia continuano a esserci ombre che vanno eliminate.

    La seconda ragione sta nel fatto che l’occasione di questo incontro risiede in un evento sportivo che vede impegnati alcuni detenuti.

    Questi eventi sportivi vanno guardati con ammirazione e con rispetto perché sviluppano il rispetto di sé e degli altri ed accrescono, attraverso un sano agonismo, la fiducia in se stessi, perché attraverso il corpo e il movimento gli atleti accrescono la consapevolezza nei propri mezzi e, provando, si accorgono di essere in grado di affrontare anche situazioni complesse.

    Valorizzare la dimensione ludica come opportunità di socialità e di allentamento delle tensioni prodotte dalla condizione detentiva è un obiettivo rimarchevole perché consente di acquisire una cultura sportiva fondata sui valori dell’autodisciplina e dell’aggregazione, dell’educazione alle regole, presupposti questi ultimi di sana socializzazione e di autostima.

    Mi piace, nel darvi il mio saluto e nel farvi il mio “in bocca al lupo”, concludere con le parole di Francesco Gonnella, presidente dell’Associazione “Antigone”:

    E’ dimostrato che, se a un detenuto, durante la vita carceraria, vengono date occasioni che la vita non gli ha dato in passato, ciò si risolve in un beneficio che si riflette sul detenuto stesso e sulla comunità sociale, giacché egli, tornato libero, avrà meno tentazioni di continuare a delinquere

    Purtroppo su questo non si investe, o si investe ancora poco. Ed è su questo aspetto che occorre riflettere nel breve termine.

    Auguri a tutti voi.

    Caterina Viola

Comments are closed.